giovedì 31 maggio 2012

"Web 2.0. Prospettive e insidie"

Internet sta conoscendo un'evoluzione, una sorta di salto di paradigma. Ha raggiunto uno stadio che viene definito dagli addetti ai lavori, convenzionalmente e senza eccessiva precisione, come Web 2.0. Una sorta di maturazione, secondo alcuni, delle prerogative di Internet sin dalla sua nascita.

Il Web 2.0 è caratterizzato dalla multimedialità, ma soprattutto da una maggiore interattività e socialità. Mentre ai primordi Internet era costituito da un insieme di pagine da navigare all'interno dei siti Web, oggi l'utente, spesso connesso in banda larga, è più attivo e collaborativo. Prevalgono gli aspetti della partecipazione e della condivisione.
L'elemento distintivo del cambiamento è rappresentato proprio dall'User Generated Content, i contenuti generati dagli utenti.

Mentre nell'epoca antecedente a Internet erano dei professionisti a produrre musica, letteratura, saggi scientifici, giornali, video, oggi sono gli internauti stessi a mettere in Rete notizie, canzoni, testi, messaggi audio, voci enciclopediche, video e libri.

Il Web odierno pullula di blog, se ne contano ormai nel mondo oltre 50 milioni. Sono una sorta di diario on-line, una piattaforma facile da utilizzare anche da chi non ha dimestichezza con la tecnologia. Tramite i blog chiunque può esprimere pensieri, idee e punti di vista e pubblicare scritti di vario genere, commentati poi dai lettori. Alcuni di questi diari hanno avuto un tale successo, anche in Italia, da portare i loro curatori alla ribalta delle cronache.

Attraverso Social-Networks come YouTube e MySpace milioni di persone, per lo più giovani e giovanissimi, pubblicano i loro profili, le loro pagine Web personali, i loro video.

In Italia e nel mondo stiamo assistendo al successo esplosivo di Facebook, un sito nato per rimettere in contatto vecchi compagni di scuola, che si è rivelato invece uno strumento duttile, dalle potenzialità ancora inesplorate, molto utile, oltre che per favorire la socializzazione di giovani ed adolescenti, anche per sostenere iniziative politiche, culturali e umanitarie.

Fondata da Jimmy Wales, Wikipedia è un'enciclopedia che ha soppiantato tutte le altre enciclopedie cartacee, anche le più prestigiose, per la sua completezza e la sua facilità di consultazione.
Le voci sono compilate, modificate e aggiornate da redattori anonimi e dilettanti.

Stiamo assistendo a una trasformazione epocale, una rivoluzione che sta mettendo a soqquadro l'intera industria culturale.
Io credo si tratti di un mutamento positivo, che genererà molti altri cambiamenti a catena nella società del futuro.

Evitando la separazione netta fra produttore e consumatore, artista e pubblico, scrittore e lettore, esperto e dilettante, professore e studente, la nuova rivoluzione internettiana apre nuovi spazi di libertà e di democrazia. Lo scambio di idee, la varietà, la concorrenza, l'espressione facilitata persino dell'antagonismo e del dissenso possono contribuire a sviluppare una società più ricca e più giusta.

Già però si levano, soprattutto da parte degli esponenti dei media tradizionali, proteste e perplessità.
Si dice che il Web 2.0 stia mettendo in difficoltà i grandi giornali, le televisioni, le pop-star, insomma l'establishment dell'industria della cultura, dello spettacolo e dell'intrattenimento.
Si lamenta che molti giornalisti, redattori, musicisti ed esperti vari stiano perdendo il proprio posto di lavoro o riducendo drasticamente i propri guadagni.
Le chat sono un pericolo per gli utenti più piccoli, alla mercé di adescatori e psicopatici, mentre i motori di ricerca, sempre più sofisticati, rappresentano un attentato alla nostra privacy.
Il Web 2.0 fornisce informazioni inaffidabili e sembra incoraggiare, sempre secondo i detrattori, il narcisismo più sbracato ed esibizionista, il pressappochismo, persino la peggiore stupidità e la violenza di individui isolati e delle masse.
Non a caso -sostengono i censori delle nuove tecnologie- i più ripugnanti atti di bullismo, filmati col telefonino, finiscono poi su YouTube o su qualche altro social network simile, anzi proprio la possibilità di pubblicizzare le proprie azioni violente e insensate sembra la molla principale a compierle.

C'è senz'altro del vero in tutte queste critiche e recriminazioni, ma c'è soprattutto dell'esagerazione. Personalmente penso che il cambiamento generi insicurezza e che faccia paura soprattutto a coloro che fino a ieri godevano di privilegi indiscussi. È possibile che molti di coloro che oggi sono investiti di prestigio e autorità escano ridimensionati dalla rivoluzione epocale che stiamo vivendo. Sicuramente i prossimi anni vedranno una competizione economica sempre più serrata che selezionerà fatalmente anche su Internet i più forti, sperando anche che siano coloro che sanno produrre i contenuti migliori.

Nel frattempo molti utili correttivi possono esser introdotti a salvaguardia del diritto d'autore e della sicurezza dei più piccoli, per i quali, d'altra parte, già esistono dei filtri protettivi della navigazione. Internet abbisogna di una legislazione al passo con i tempi, che crei poche regole chiare che non intacchino la carica innovativa del nuovo mezzo.

D'altronde, l'industria culturale mi sembra aver già trovato dei nuovi business capaci di compensare, almeno parzialmente, le perdite attuali generate dal download indiscriminato di canzoni, film e libri, effettuato principalmente tramite i programmi di file sharing.
È infatti vero che forse mai come oggi cantanti, attori e registi hanno goduto, grazie alla Rete, di una così vasta popolarità. E mai gli autori hanno venduto un numero così elevato di libri. La popolarità, infine, porta denaro, attraverso passaggi televisivi, nuovi contratti e scritture e vendita di gadget (magliette, suonerie, videogame), ispirati a personalità o opere di successo.

Certo, si tratta di un mondo nuovo, che dispiacerà ai conservatori, ai pigri, ai tradizionalisti, ai laudatori del tempo passato, ma le società aperte hanno sempre amato la libertà di espressione, l'inquietudine e la turbolenza.

Nessuno può escludere che dall'universo dilettantesco della Rete non possano emergere, grazie alle maggiori opportunità offerte, nuove personalità creative, nuovi talenti innovatori. Non dimentichiamo che uno scrittore di successo, molto bravo, come Roberto Saviano, tanto amato dai giovani, ha esordito scrivendo su un blog letterario. E così molti altri nuovi autori, che sul Web hanno pubblicato in anteprima i propri scritti.

Il futuro vedrà probabilmente e già oggi se ne vedono le avvisaglie, uno scambio e una contaminazione fra vecchi e nuovi media. Già oggi il famigerato copia-incolla di contenuti non avviene in una sola direzione.
Sicuramente il nostro futuro non si può reggere sul monopolio del sapere e delle informazioni saldamente nelle mani dei cosiddetti esperti; non è auspicabile burocratizzare Internet e permettere solo agli accademici o ai laureati di esprimere il loro pensiero e la loro opinione. L'egemonia dei professori si trasforma facilmente in una "pedantocrazia".

"Il monopolio (anche quello delle conoscenze, ndr), è una tassazione sugli uomini attivi, per il mantenimento dell'indolenza, se non delle ruberie, degli uomini inattivi".

Non lo sostiene un hacker infatuato delle nuove tecnologie, ma lo sosteneva un compassato quanto grande filosofo dell'Ottocento: John Stuart Mill.
FONTE: "Interruzioni.com"
D.

2 commenti:

  1. Ragazzi avete visto l'articolo su marina jonica, c'è stato un deferimento alla corte dei conti per falso in bilancio da parte della minoranza, qui si sfocia nel penale!! C'è odore di guai a Monte!!

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  2. Questo non è un modo consono di fare opposizione, bensì è distruzione!!! Dobbiamo iniziare a costruire un MOntegiordano 2.0. TUTTI INSIEME!!!!


    E BASTA CON LE IDEOLOGIE...

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