Qualche giorno fa leggevo una serie di
indicazioni contenute su un foglio affisso qua e là per le cucine
di una sala ricevimenti. Una sfilza di frasi scritte in maiuscolo,
seguite da numerosi punti esclamativi che ne enfatizzavano il
carattere perentorio e, perché non dirlo, totalitario: si trattava
di ordini, neanche tanto velati, della direzione nei riguardi della
brigata di sala.
Oltre ai toni tutt’altro che gentili, come si
evinceva da alcune espressioni, del tipo “non fate finta di
niente”, “queste saranno le regole che vi tormenteranno per tutta
la prossima stagione”. Ora, il mio primo pensiero è andato al vate
Dante. Che ci azzecca, mi direte voi. Ebbene, leggendo il suddetto
foglio, mi è balzata in mente la celeberrima frase all’ingresso
dell’Inferno "Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”. Il
messaggio era adeguatamente farcito dal monito-congedo : ”Chi non è
d’accordo può andarsene anche subito!”. Al che ho pensato che
Dante doveva essere una persona straordinariamente coerente. Se lui
accoglie i dannati con siffatto proemio che esclude ogni possibilità
di ritorno, si può ben essere certi che tali anime prave non avranno
nessuna possibilità di ritorno. Al contrario, i due messaggi in
questione mi hanno lasciato un po’ perplesso. Cioé “mi tormenti,
ma mi autorizzi ad andarmene nel caso in cui non fossi d’accordo?”.
Mi scusino i lettori per la
digressione, forse neanche tanto appropriata, ma il vero punto è un
altro. Questa iniziativa, assieme ad altre cui mio malgrado ho
assistito nelle mie esperienze lavorative, ha fatto sì che una
domanda rimbombasse nella mia mente: ”Che cosa siamo diventati noi
lavoratori? A che livello di bassezza ci siamo lasciati condurre se
ci lasciamo trattare come cani che elemosinano avanzi?” E le
domande potrebbero essere altre, ma proviamo a dare risposte. Credo
che oggi, complice anche la spaventosa crisi di cui siamo vittime, la
classe operaria sia ancor più vittima di quei pochi che offrono un
lavoro in questo nostro Sud dimenticato dai potenti, ma anche da noi
stessi. Credo che oggi si sia perso lo spirito di quella classe
operaria che vedeva sé stessa come un gruppo, eterogeneo ma unito,
che lottava per i propri diritti e che con le sue proteste ha portato
i lavoratori a quelle conquiste di cui fino ad oggi godono, ma che
sembrano essere minate sempre più frequentemente. Credo che oggi,
ancor più che in passato, si richieda per i lavoratori la rinnovata
necessità di coalizzarsi, di unirsi per difendersi dalle sevizie dei
proprietari. Da soli siamo parti, insieme possiamo realizzare il
tutto.
Credo sia l'ora di renderci conto che la nostra forza è nella nostra unità, nella nostra alleanza. E non sto parlando della
solita lotta contro i capitalisti, cui non agogno, ma della
consapevolezza che noi lavoratori, in gruppo possiamo e dobbiamo far
sentire la nostra voce, oggi e sempre. Forse, potremmo riprenderci
quelle speranze che Dante così repentinamente e crudelmente ci aveva
sottratto con quel messaggio sin troppo categorico.
« [...] Caron, non ti crucciare:
Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare »
(Inf. III 95-96) |
D. J.
"AI COMMENTANTI L'ARDUA SENTENZA"
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