lunedì 11 marzo 2013

L’imPreludio

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=-hveVf6vYik

“…Sbarco il lunario ma sono precario,
oggi ci sono domani scompaio,
scompaio, scompaio nel niente,
lavoro in un call center!” 

<< Eeeeeeeh questa era “La canzone del precario” dei Paolo Antonio Company che abbiamo qui a RadioRezza! Allora Paolo, parlaci di questo vostro brano che sta spopolando sul web!>> 

<< Sono molto soddisfatto di questo lavoro. Speriamo con esso di contribuire, nel nostro piccolo, alla lotta degli italiani precari per un lavoro buono, un lavoro vero. Credo che questo mio testo spieghi qual è la vera causa della crisi della famiglia tradizionale. I politici pseudocattolici se la prendono con i gay, lanciando vecchi slogan populisti che attirano ancora qualche idiota. Ma la verità è sotto gli occhi di tutti: siamo precari, viviamo in casa coi genitori perchè non possiamo permetterci un affitto, figuriamoci un mutuo! E la cosa peggiore è che siamo anche in gamba e faremmo il lavoro dei nostri dirigenti molto meglio di loro.. >> 

Soprattutto se il proprio dirigente di sezione è un pallone grassoccio e sudaticcio, ignorante fino al midollo che alla domanda “Scusi ma quanto verrebbe a costare con la tariffa bio oraria?” risponde “Che ne so io quanto costano quelle minchiate integrali!”... 

Luigi spegne la radio e il motore della macchina e scende nel parcheggio della Cordafone . L’aria fresca della mattina lo sveglia un po’ anche se “svegliare” è un verbo che il lunedi mattina va utilizzato con cautela. 

I colleghi del turno di notte escono alla spicciolata dagli uffici. C’è chi fuma, chi si tira su il cappuccio e inizia a cercare le chiavi della macchina, chi si attarda a parlare con qualche amico. Uno di questi è Alessio. 
“Ciao Luì.. tutt’apposto?”
“Ciao Alè.. eh ‘nzomm.. per quanto possa essere apposto il lunedì mattina!” 

“Eh ti capisco.. Il lunedì mattina è sempre un macello! Beh fammn scì a colc, statti bene!” 

Le porte scorrevoli si aprono e permettono a nuovi e freschi centralinisti di prepararsi, come pugili sul ring, a schivare le telefonate arrabbiate di clienti delusi e ad assestare con un gancio ben piazzato le imperdibili offerte proposte dall’azienda. Luigi appartiene alla categoria dei “difensori”, quelli che dopo – Buongiorno sono Luigi come posso aiutarla?- devono sorbirsi valanghe di lamentele se è un giorno particolarmente fortunato ma anche qualche insulto per un prodotto di cui, in fin dei conti, non gliene frega un emerito cazzo. 

La sua scrivania rappresenta la sua vita attuale: una serie di post-it attaccati alla pareti con diversi appunti, dei libri sparsi ancora da leggere, matite senza punta abbinate a temperini mai comprati e penne quasi finite. La sedia girevole accoglie con un –PLUUUFFFFF – il corpo in caduta libera di Luigi che si stiracchia tendendo le braccia verso l’alto e, rassegnato prende le cuffie. Come al solito, prima che si attivino le linee, gli operatori utilizzano le cuffie interfono per comunicare tra loro. Al momento ci sono Francesco e Antonio che parlano dell’ultima conquista amorosa di quest’ultimo. 

“Ma che ne sai.. per portarmela a casa ci ho speso mezzo stipendio! Ho dovuto offrirle non so quanti cocktail.. ma poi il Sex On The Bitch ne è valsa la pena..l’unico difetto è che a novanta..” 

“Antòòòò spegni quel cacchio di interfono che sto mangiando!” Elisa. Ultimo gabbiotto a destra, unica ragazza di quel turno. 

“Dai che lo so che vuoi sapere.. anzi ti dico una cosa.. quando si è girat..”
“OK SIGNORI, SIAMO PRONTI.. LE LINEE SARANNO APERTE TRA 15 SECONDI..” 

10.. 5… 3.. 2.. 1… 



“Buongiorno sono Luigi come posso esserle utile?”

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