martedì 26 febbraio 2013

Lo tsunami è arrivato!

Spietato, feroce e impossibile da evitare lo tsunami "grillino" ha affondato la partitocrazia che ha portato la nostra bella Italia negli ultimi anni al collasso. 
Il MOVIMENTO 5 STELLE incassa il consenso di più di un italiano su quattro, al suo debutto elettorale nazionale risultando il primo partito italiano. Soprattutto demolisce con un solo colpo il fatiscente bipolarismo messo assieme in vent’anni di Seconda Repubblica. Entrano in Parlamento dalla porta principale una centosessantina di “cittadini incensurati”, guai a chiamarli “onorevoli”, e ora definire “minoranza”; la più robusta opposizione anti-sistema che sia mai riuscita a sfondare le porte di qualsiasi parlamento europeo.
Dopo aver ringraziato il suo staff Beppe Grillo, il garante del movimento ha affidato il suo discorso, il discorso alla Nazione al web evocando che l'unica soluzione che hanno i vecchi partiti per arginare questa marea di aria nuova sarebbe l'ennesimo inciucio che allungherebbe l'agonia degli stessi disarmati ormai, dei veri e propri morti che camminano. 

«Sono le prove generali. Noi entriamo, saremo 110 dentro e qualche milione fuori…». Curiosità beffarda: «Chissà dove ci metterete a sedere in Parlamento… Io spero uno di noi dietro ognuno di voi… Per controllarvi… E darvi qualche scappellotto…».

La geografia del consenso grillino non sembra ricalcare le antiche mappe politiche dell’Italia del Novecento, non c’è chiara sovrapposizione con le “regioni rosse” o le “regioni bianche”. Il “disallineamento” provocato dal M5S nel panorama delle appartenenze è evidente: nelle circoscrizioni della Camera, a scrutinio avanzato, il M5S diventa la prima singola forza politica in Sicilia con il 32-34%, nelle Marche con il 32%, in Liguria con il 32-34%, in Sardegna con il 29%, in Piemonte con il 25-28%, in Friuli Venezia Giulia con il 27%, in Molise con il 26%, in Calabria con il 24%, in Veneto (dove il M5S dilaga nella provincia leghista) con il 24-27%, in gran parte dell’Abruzzo con il 28-29%. Una performance travolgente, per un «non-partito ». Soffre invece, per così dire, la Lombardia, dove si resta sotto il 20. Fanalino di coda del consenso grillino il Trentino Alto Adige, attorno al 15%.
La linea per ora del movimento è: niente alleanze. Niente mediazioni. Solo, volta per volta, legge per legge, un prendere o lasciare. E se gli altri lasciano, «alle prossime elezioni», garantisce Alessandro Di Battista, candidato nel Lazio, «saremo la maggioranza assoluta». E mentre scende la notte, sulla collina di Sant’Ilario, nella bella villa che domina il mar Ligure, ecco splendere il solo che ride.

Ebbene si, questa tornata elettorale ha visto vittime illustri e soprattutto una vittoria di Pirro del Pd. Un non-partito che ha condotto una non campagna elettorale. Nessuna ricetta anticrisi degna di nota, piccoli segni di cambiamento quando serviva proporre la soluzione al berlusconismo che è radicato nel territorio italiano. 
Se la campagna elettorale fosse stata più lunga, bastavano solo altri due giorni e Bersani sarebbe riuscito a perdere persino nei numeri.
Ingroia, Fini e il troppo ottimismo dell'ex Premier tecnico-tattico hanno preso una bella "scoppola", senza dimenticare Vendola e il suo Sel umiliato persino in casa. Il Caimano ha vinto ancora, smacchiando tutti e tutto. Forse questi presunti vincitori dovrebbero riflettere sulle loro dimissioni e su come hanno affondato l'idea di Sinistra che non hanno mai incarnato in pieno.
C'è un solo piccolo problema... I veri sconfitti siamo noi che paghiamo i loro giochi di potere sulla nostra pelle. 
Che Dio ce la mandi bona...

"AI COMMENTANTI L'ARDUA SENTENZA"
                                                                                                 Domenico

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