lunedì 1 luglio 2013

BRASILE, LA BORGHESIA TRADITA DA DILMA ROUSSEFF

Fonte: http://www.scappoinbrasile.com

La classe media si sente abbandonata dal governo. Chiede più trasparenza. E sposa la protesta. Così il modello sociale voluto dal presidente inizia a vacillare.
proteste san paolo Brasile, la borghesia tradita da Dilma Rousseff

Il gigante si è svegliato, ripetono in coro i manifestanti che da giorni invadono le strade delle principali città brasiliane. Altro che Mondiali: la classe media verdeoro chiede a gran voce ospedali, scuole e infrastrutture.
Da costruire con lo standard Fifa: cioè con gli stessi soldi e la stessa attenzione degli stadi per la Coppa del Mondo del 2014.
«Non viviamo solo di calcio. Se tuo figlio si ammala portalo allo stadio», è una delle frasi comuni sugli striscioni che colorano i moti di piazza. Gli impianti dai costi gonfiati, infatti, si sono trasformati nel simbolo di una classe politica corrotta e inefficiente.
LE PROMESSE NON BASTANO. «Dilma vattene» e «Non ci rappresenta nessuno» sono gli slogan che sabato 22 giugno hanno riempito le strade di San Paolo, la capitale economica del Brasile.
Era la prima manifestazione indetta dopo il discorso in diretta televisiva della presidentessa Dilma Rousseff, il 21 giugno, con promesse concrete per calmare la folla: a partire dall’impegno a investire il 100% dei proventi del petrolio per migliorare la scuola e la decisione di importare migliaia di professionisti dall’estero per far fronte alla carenza di medici nel Paese.
LE RIVOLTE CONTRO I MAGISTRATI. Tuttavia, le parole sembrano non aver convinto: 35 mila persone hanno sfilato sabato nell’Avenida Paulista, cuore finanziario di San Paolo, e in decine di altre città. Ufficialmente, per protestare contro la ‘Pec 37’, il progetto di legge che vuole limitare i poteri di indagine dei pubblici ministeri. Ma il corteo di San Paolo ha finito per accogliere numerose istanze. A testimonianza che il modello sociale su cui si regge il colosso brasiliano inizia a creparsi.
«È ora di finirla con la politica pane e circo. I mondiali sono un lusso che non ci possiamo permettere, il Brasile è ancora un Paese povero», ha spiegato a Lettera43.it l’avvocato Julio Pipolo, 54 anni, sceso in piazza con tutta la famiglia.



LA CLASSE MEDIA DIMENTICATA: TROPPE TASSE, POCHI SERVIZI

È la borghesia quella scesa in piazza in questi giorni. Stanca di un governo che, pur proseguendo con le politiche sociali dell’ex presidente Luiz Inácio da Silva, che hanno aiutato milioni di brasiliani ad uscire dalla miseria, si è dimenticata della classe media.

LA FORBICE ALLARGATA. «In questo Paese, i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri si sono venduti al governo per 100 reais al mese», ha rincarato la dose Pipolo.

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