giovedì 3 maggio 2012

"Let it be...."

“When I find myself in times of troubles, Mother Mary comes to me, speaking words of wisdom, let it be..”
Sicuramente piacerebbe anche a me condividere la stessa fiducia di Paul McCartney nella rassicurante figura della “Mother Mary” che alcuni identificano con la  Vergine Maria, taluni con quella della madre del cantante. La situazione è pressoché la stessa, tempi difficili, soprattutto per noi giovani. Presento anch’io, in via eccezionale,  un dato “tecnico”: la disoccupazione giovanile è del 31,9%, ovvero 2 milioni 354 mila disoccupati tra i 15 e i 24 anni. Caro Paul, purtroppo ci sono anch’io tra quei giovani e Dio sa quanto mi piacerebbe che la Vergine mi venisse in sogno lenendo le mie preoccupazioni con parole sagge, terminando in un angelico sussurro: “Lascia stare”; ma forse la situazione non cambierebbe, neanche se a comparire fosse mia madre. Già, perché quel numero rimane, e molti di noi si vedono attanagliati in una situazione a dir poco stagnante.
Le vecchie generazioni erano abituate a sentirsi dire sin dalla prima adolescenza di trovarsi un impiego, qualcosa da fare e che diventasse poi la loro arte, il loro lavoro. Alle nuove hanno insegnato un pot-pourri di termini che per i nostri predecessori non erano che vacui ammassi di lettere: istruzione, meritocrazia, competizione, specialistica, master ecc.. Per poterci ritenere in qualche modo al passo con i nostri potenti vicini europei, è stato giustamente ritenuto opportuno innalzare il livello culturale, quindi l’istruzione obbligatoria, che attualmente si attesta intorno ai 17-18 anni di età. Sacrosanto. Ma tutti noi sappiamo che bisogna terminare la scuola superiore, quindi frequentare l’università fino a perdersi nell’interminabile vortice di titoli e certificazioni di cui tutti vogliono costellare i curricula, e che non costituiscono niente di più che un primo passo, dopo tanti altri primi, verso la fine di un tunnel. Confidando che un’uscita, qualcuno di buon cuore ve l’abbia installata.
L’impressione è che la laurea oggi sia sì un certificato, ma  una “carta verde” per entrare a tempo indeterminato negli “States” del precariato.
Non si scoraggino i lettori, la mia è una provocazione; ovviamente sia io sia voi continueremo a cimentarci come forsennati con le pagine dei libri e dei manuali e amen, così sia … Solo che, in questo periodo che i potenti si dilettano a considerare di “austerity”, non pare anche a voi che le vecchie rancide frasi di cui abbiamo fatto indigestione, “impara l’arte e mettila da parte”, “l’arte è tata mezza imparata”,  si stiano riaffacciando all’orizzonte come nuvole di una tormenta?

D.J.


“AI COMMENTANTI L’ARDUA SENTENZA”

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